BIENNALE DI LIONE 2022 MANIFESTO OF FRAGILITY

BIENNALE DI LIONE 2022 MANIFESTO OF FRAGILITY

La biennale di Lione 2022 si è rivelata un spettacolo decisamente edificante e profondo. Siamo riusciti ad assistere al racconto della fragilità e della precarietà del mondo attuale ma anche della resistenza e all’emancipazione.

Manifesto of Fragility è infatti il titolo di questa 16esima edizione che vede partecipi 200 artisti internazionali affermati ed emergenti chiamati a dare voce, attraverso le loro opere, a quel sentimento di incertezza e instabilità sempre più presente nella nostra società.

Com’è strutturata la Biennale di Lione 2022

La biennale si distribuisce in 12 spazi della città molti dei quali con accesso libero. La mostra si struttura intorno a tre sezioni che introducono al tema proposto: si parte dalla prima sezione intitolata “Les nombreuses vies et morts de Louise Brunet“. Questa propone l’esplorazione della fragilità fondata sull’esperienza personale individuale. Si passa dalla rivoluzione di Beirut, dalla guerra civile libanese fino ad estendersi al resto del mondo, esaminando le complessità e la fragilità della resistenza.

Biennale di Lione 2022
Biennale di Lione 2022
Biennale di Lione 2022
Biennale di Lione 2022
Biennale di Lione 2022

La scelta degli spazi

Anche la scelta degli spazi dedicati all’esposizione ha una pertinenza storica. In alcuni casi addirittura sono estremamente coerenti e funzionali al tema proposto.

Si tratta infatti di luoghi precedentemente abbandonati o in disuso (Usine Fagor, Musée Guimet) dall’aspetto decadente e malandato che sottolinea quel senso di inquietudine e tragicità che spesso ritroviamo nelle opere proposte.

Il manifesto delle fragilità accende dunque un faro sugli equilibri delicati e sempre più precari messi a rischio da un’umanità disattenta e dominatrice. Allo stesso tempo racconta anche di un mondo nel quale la vulnerabilità non è considerata come un segno di debolezza bensì come una forma di emancipazione.

La fragilità diventa dunque un elemento di forza. Essa rivela che la delicatezza delle cose che non si esaurisce per sua volubilità ma per celebrare la vita, la continua evoluzione delle cose.
Il fil rouge che lega tra loro le opere si evince sottilmente ma è impossibile non ritrovarlo, perché ci accompagna costantemente nella nostra curiosa esplorazione.

Ed è proprio entrando negli spazi del Musée Giumet, edificio dalla lunga storia travagliata che prima di ospitare la biennale è stato un museo di storia naturale, che avvertiamo il peso della fragilità. Camminando nelle sale adorne che ancora conservano impresse le tracce del passato, viviamo l’ampiezza e il vuoto di questi ambienti. Si fanno sentire come una pesante presenza-assenza di ciò che non esiste più ma che ha lasciato indelebili tracce di sé.

Biennale di Lione 2022
Biennale di Lione 2022

Il Musée Giumet presente alla biennale di Lione

Nella maestosa ed ampia sala principale del museo incontriamo la monumentale istallazione di Ugo Schiavi “Grafted Memory“. L’opera ripropone una sorta di archeologia del futuro, un paesaggio ibrido dove elementi naturali e meccanici si mescolano. Si capisce subito che questa istallazione offre una visione alternativa della natura, mostrandone la sua fragilità e resilienza.

Salendo le scale e passeggiando lungo il ballatoio della grande sala possiamo dominare con lo sguardo il paesaggio creato da Schiavi. Proprio qui troviamo le opere di Zhang Yunyao, artista cinese che attraverso l’uso di un supporto non convenzionale, il feltro, crea delle opere sensuali e tattili, disegnando con la grafite nelle varie gradazioni di grigio.
Riprendendo l’iconografia del feticismo e dei cinema, Yunyao articola varie forme di desiderio intimo, al contempo fragile e violento.

Ci sono poi le opere di Giulia Andreani. Straordinaria artista veneziana che sempre con la tavolozza dei grigi, racconta attraverso i suoi ritratti ad acrilico ed acquarello, storie dimenticate e persone invisibili. Come una ricercatrice di memorie, Andreani compone i suoi dipinti attingendo da varie fonti (documenti d’archivio, vecchie fotografie…), proponendo nuovi modi possibili di leggere la storia.

Biennale di Lione 2022
Giulia Andreani – Diavoletta, HH, 2022

Biennale di Lione 2022: Usine Fagor

All’Usine Fagor invece, un ampio spazio industriale situato nella prima periferia della città, è possibile ammirare numerose opere imponenti. Tra questi ci sono i tessuti elastici dalle forme evocative di Eva Fàbregas, che disegnano profili a metà strada tra il vegetale (semi e pistilli) e l’umano (organi sessuali). Non troppo distante troviamo la maestosa installazione dell’artista belga Hans Op De Beeck. L’artista ha creato, all’interno di un intero capannone, quella che sembra un’immagine apocalittica: una porzione di città desolata, pietrificata sotto uno strato di polveroso grigio opaco.

Hans Op De Beeck – We were the last to stay (2)
Biennale di Lione 2022
Hans Op De Beeck – We were the last to stay (1)
Hans Op De Beeck – We were the last to stay (3)

Il Musée Lugdunum alla biennale di Lione 2022

Molto interessante anche la presenza delle opere contemporanee all’interno del suggestivo e affascinante contesto del Musée Lugdunum. Stiamo parlando del museo gallo-romano adiacente all’antico teatro, scavato nel versante della collina.

Alternate ai reperti archeologici troviamo le sculture tessili di Filwa Nazer, o le bellissime pitture di Toyin Ojih Odutola, artista nigeriana. Toyin nello specifico racconta, attraverso i suo disegni molto dettagliati, i tanti piccoli momenti della vita tipici dell’uomo contemporaneo.

Il MACLyon

Infine al MACLyon, il museo di arte contemporanea, si trova l’esposizione dedicata al Libano, con opere degli anni 50-70 dei movimenti artistici di ribellione e resistenza nati a Beirut durante la crisi libanese antecedente alla guerra civile.

Cici Sursock, senza titolo, 1972
Farid Aouad, Metro Scene, 1960-70

Le videoinstallazioni

Da non dimenticare inoltre la presenza di videoinstallazioni di egregio livello, presenti in maggior parte al museo Giumet, che raccontano, con toni ironici e talvolta struggenti, i paradossi degli squilibri sociali, il dramma della cecità di fronte al problemi ecologisti, l’insensatezza della guerra, le inadeguatezze dell’essere umano.

In conclusione, la biennale di Lione 2022 è certamente un evento da non perdere, non solamente per la qualità delle opere esposte e per la tematica estremamente stimolante ma anche per l’interesse storico e urbano degli spazi nei quali è stata inserita.

Questa biennale infatti si integra al punto nel suo contesto geografico da essere inscindibile da esso, affiancando così l’antichissimo al moderno, il passato al futuro, la decadenza alla rinascita, mostrandoci che in fondo niente è mai finito ma tutto è sempre continuato.

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